ato da una famiglia dellalta borghesia illuminata, si laureò in medicina, senza esercitare, perché le sue condizioni economiche gli permettevano di non lavorare. Si dedicò invece alle sue passioni, la pittura e la politica.
La famiglia era di tradizioni socialiste e in quellambiente l'autore non trovò difficile collaborare con Pietro Gobetti alla redazione de «La rivoluzione liberale». Attivista nella diffusione delle idee di Giustizia e Libertà con Nello Rosselli diresse «Lotta Politica» un giornale clandestino. Limpegno che mise nella lotta antifascista non poteva non giungere allorecchio vigile del Regime che lo fece arrestare nel 1934; lanno dopo fu mandato in confino in Lucania. Ci rimase solo un anno, probabilmente lanno più significativo di tutta la sua vita. Liberato si rifugiò in Francia da dove ritornò solo nel 42 per partecipare alla Guerra Partigiana. Dal 1962 al 1973 fu senatore nelle liste della sinistra.
La vita di Carlo Levi fu profondamente segnata dallanno trascorso al confino, in Lucania, precisamente ad Aliano, allora Agliano. Da quei giorni interminabili è nato il suo libro più noto, Cristo si è fermato a Eboli. Scritto nel dicembre 43, lopera è un classico esempio di commistione di generi letterari. È un reportage su una terra che allora era remota che contiene una forte denuncia politica e sociale delle condizioni di estrema arretratezza in cui versava la classe contadina dellItalia fascista.
Larrivo nel piccolo centro lucano è per Levi uno dei momenti più desolanti della sua vita. Abituato al tenore di una grande città ed agli stimoli culturali di Torino, si ritrova immerso in uno scenario opposto. Ad aspettarlo, diffidenza, miseria e solitudine. Agli occhi della gente era un conquistatore, essendo Piemontese, in una terra di conquistati. Inoltre i conquistatori che in quel momento rappresentava non avevano portato lemancipazione desiderata. La situazione quindi non era ideale, ma Levi, da piemontese, non si lasciò scoraggiare, cercò piuttosto di capire cosa stava accadendo intorno a sé. Per Levi comprendere e fermare una situazione significava dipingere, la sua prima passione, il che lo si vedeva fare spesso nei pressi del cimitero di Aliano. Certo i momenti di sconforto non mancavano perché l'inattività a cui era costretto doveva essere difficile da affrontare.
Inizialmente non aveva potuto neppure esercitare la professione medica perché i medici della zona gli mettevano i bastoni fra le ruote. Le cose presto cambiarono. La diffidenza dei colleghi si stemperò come neve al sole di fronte alle esigenze della popolazione.
Forse lessere medico lo aveva portato, nonostante tutto, ad avvicinarsi alla gente, a capirla, a conoscerla bene. Lo si intuisce ancora oggi visitando i luoghi del suo confino. Da allora il paese si è ovviamente trasformato ma, molti dei problemi che Levi ha descritto restano. La questione meridionale non è più quella di allora, ma è mutata solo nei termini. Tuttavia si percepisce che Levi è ancora presente. Nelle parole della gente, dei ragazzi, dei giovani, che vedono nella casa dove ha vissuto non solo il relitto di un passato ma una denuncia e il segno di una possibilità di riscatto da una condizione.
Il viaggio di Levi nella politica e nella società italiana continuò in seguito con la pubblicazione de Lorologio (1950) nel quale descrive la cronaca politica del dopoguerra. Le parole di condanna della situazione italiana si fanno ancora più dure ne Le parole sono pietre (1955), racconto di un viaggio in Sicilia. Dopo questo libro, forse a causa delletà, forse a causa della mancanza di reali stimoli, la sua prosa si addolcisce e quel carattere di denuncia del Cristo svanisce quasi ne Il futuro ha un cuore antico (1956), dove descrive le gesta della rivoluzione. Sempre con lo stesso registro descrive un viaggio in Germania ne La doppia notte dei tigli (1956). Di spessore ancor minore Tutto il miele è finito (1964), sulla Sardegna. Lultimo scritto è postumo e risale al 1979, Quaderno a cancelli. Narra la parziale infermità, dovuta alla cecità, trascorsa in una stanza dospedale.
La notorietà di Levi come scrittore è da attribuire al libro che scrisse in seguito al confino. Ma se questa opera non avesse mutato il corso della sua vita probabilmente ora lo ricorderemmo esclusivamente come pittore. Il suo primo ispiratore fu Felice Casorati grande amico dell'autore. Il legame si nota nel Ritratto del padre (1923) ed in Arcadia esposto nel 1924 alla Biennale di Venezia. Linfluenza di Casorati si attenua progressivamente, sino a scomparire dopo il primo viaggio a Parigi. Al ritorno Levi ha una diversa visione della pittura, come si nota in Aria 1929.
Alla fine degli anni venti Levi aderisce al Gruppo dei Sei, pittori di Torino, e conduce unaspra critica allaccadentismo nazionalistico del Novecento. A sancire il legame con la pittura europea, specie con quella francese sono Figura gialla, Signora con Scarpa, Daniel, Luomo rosso, tutti dipinti negli anni 30 e 31.
Lesperienza del confino deve essere considerata fondamentale anche nell'ambito artistico. Le figure lucane che descrive nel 36 lo porteranno nel 1954 ad approdare al gruppo neorealista nella Biennale di Venezia.
Muore a Roma il 4 gennaio 1975. Ottemperando alle sue ultime volontà, la sua salma fu trasportata ad Aliano, dove giace nel cimitero presso il quale lo si vedeva aggirarsi con cavalletto e colori.
24 febbraio 2004
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